di Camilla G. & Giulia V.
Martedì 8 febbraio per la giornata del “Safer Internet Day per un uso responsabile e consapevole della rete“, molte classi della nostra scuola hanno partecipato alla diretta della sesta edizione di #cuoriconnessi, un progetto promosso dalla Polizia di Stato e da Unieuro per combattere il bullismo e il cyberbullismo.
Tra gli ospiti oltre al Capo della Polizia Postale, il Capo Dipartimento Risorse Umane del Ministero dell’Istruzione, l’AD di Unieuro e lo psichiatra Paolo Crepet. Hanno evidenziato che dal lockdown i crimini commessi online sono aumentati del 70%; il web può essere un’arma dagli effetti negativi, ma può essere anche una piuma innocua. Il web bisogna conoscerlo e saperlo usare. Nella seconda parte dell’incontro abbiamo assistito in diretta al racconto di storie vere dei ragazzi che hanno subito episodi di cyberbullismo.
“Matteo”, un ragazzo studioso, da un giorno all’altro si è rifiutato di andare a scuola perché ricattato da tre ragazzi intenzionati a postare una sua foto intima. I cyberbulli avevano creato un profilo fake di una ragazza su un social, chiedendogli non solo di inviare foto intime, ma anche di rubare le sigarette di suo padre, spingendolo a commettere dei piccoli crimini;
“Santiago” non giocava a calcio, amava la danza (perché sua mamma gli aveva trasmesso la passione per la musica ) era continuamente deriso da i suoi compagni di scuola e definito gay perché effemminato nei movimenti;
“Giorgia” una ragazza che ha sofferto di disturbi alimentari durante il lockdown, ora pubblica diete per aiutare le persone che hanno il suo stesso problema;
“Jerif” a 11 anni perde il padre in una sparatoria, la madre muore di una malattia molto grave e suo fratello scompare. A distanza di tempo il fratello lo contatta e lo invita ad andare in India da lui. Arrivato in India il fratello lo convince a raggiungere l’Italia, durante la navigazione qualcosa va male e il fratello dà a lui l’ultimo giubbotto di salvataggio e muore affogato. Quando si risveglia si ritrova sul lettino di un ospedale e l’infermiera gli chiede “ Come stai?” lui scoppia a piangere perché nessuno gliel’aveva mai chiesto.
Il dato di fatto per cui i nostri meccanismi mentali ci portano ad avere timore della diversità e ad evitarla, non deve essere una giustificazione alla discriminazione e al disprezzo nei confronti di ciò che non conosciamo. La diversità non è un qualcosa di dannoso di cui aver paura, ma è invece un “mondo nuovo” da scoprire, a cui è possibile avvicinarsi con curiosità, confronto ed interesse.Alla fine dell’incontro il conduttore ha fatto delle domande alle classi collegate e anche a Blanco (vincitore di Sanremo) che ha esordito così: «Non capisco gli hater, ma ai ragazzi consiglio di non prenderli sul serio, di avere personalità e non pensarci, perché probabilmente è la rabbia o l’invidia a motivarli». Conclude dicendo: «Non postate tutto è bello avere dei segreti»