di Damia S.
Vorrei aprire questo discorso con l’argomento più importante ed interessante dell’intera questione, ovvero le cosiddette “regole che inscatolano l’uomo”. Queste sono state il pilastro della società patriarcale fin dall’alba dei tempi, tramandate di generazione in generazione, di padre in figlio, di madre in figlia, ma di quest’ultimo particolare ne parleremo successivamente. Queste “regole”, convenute poi negli anni come normale e consono comportamento maschile, non sono altro che costrizioni, etichette e pregiudizi nei confronti non solo delle donne ma anche del diverso in generale. Altro punto importante notabile dalla visione del video è proprio come questa credenza sia talmente tanto radicata da coinvolgere ormai anche la parte inconscia del nostro cervello, quasi costringendo anche chi si reputa contrario a queste “regole” ad imporle ai propri figli cambiandole ovviamente a seconda del sesso di questi. È proprio per questo che sfortunatamente anche nei paesi più sviluppati, e con un’aggravante non indifferente nelle civiltà invece più povere, la donna è ancora molto subalterna all’uomo, soprattutto in ambito economico dove la disparità si presenta con differenze di stipendio e sottovalutazione del titolo di studio. Ovviamente la causa di tutto non sono solo gli uomini, tanto è la radicato questo pensiero che perfino alcune donne hanno cominciato ad applicarle ai propri figli e alle proprie figlie, in quanto cresciute in ambienti ora particolari, prima normali, e quindi convinte dalla società stessa della veridicità di queste regole.
Ma da dove proviene questa mentalità? Personalmente trovo la risposta a tale quesito quasi esilarante, ha origine nella preistoria, quando ancora gli esseri umani dovevano guardarsi da belve selvatiche mentre cercavano il modo di trovare del cibo per sfamare le rispettive famiglie. Prima di andare avanti è opportuno chiarire il punto chiave causa di tutto questo escalation di disparità partorita dalla mente umana, ovvero che la donna è effettivamente più debole dal punto di vista fisico. La donna infatti in percentuale ha un 36% di tessuto muscolare contro il 45% dell’uomo, senza calcolare le varie sostanze prodotte in maggiori o minori quantità rispetto al corpo maschile, come per esempio gli estrogeni, maggiormente presenti nel corpo femminile, che in condizioni normali permettono una migliore salute, o l’invece minore produzione di testosterone, che favorisce la contrazione dei muscoli. In linea di massima e in un contesto di condizioni normali, la donna è del 75% più debole rispetto ad un uomo dello stesso peso, questa differenza è accentuata negli arti superiori mentre cala in quegli inferiori. Da questo punto di vista la divisione dei doveri ha sicuramente avuto una parte importante nella sopravvivenza della specie, d’altronde sarebbe stato difficile per una donna incinta o magari per una con un lattante tra le braccia correre con una lancia in mano nel tentativo di abbattere uno gnu. Da qui il pensiero che la donna sia tenuta solo a prendersi cura dei figli e a prendersi cura della casa e del marito. Il pensiero comune che invece questa non sia altro che un mero oggetto è andata di pari passo a quello che sia meno intelligente dell’uomo. Ormai la separazione dei doveri era avvenuta motivo per il quale, all’avvento dell’agricoltura, la donna, al contrario dell’uomo, non era tenuta ad andare sotto al sole cocente a trainare i buoi. Ma è solo grazie al lavoro che si possono apprendere nuove cose e nel frattempo “i padri” erano costretti a preparare una dote per convincere gli altri ragazzi a prendere in sposa, e quindi sotto la propria custodia, un’altra bocca da sfamare che però non lavorava o che ormai non poteva più. Da questo momento in poi le donne vennero quindi anche usate come merce di scambio e calcolate come meri oggetti e in quanto tali, non avevano più alcun diritto per quanto riguardava accedere alle conoscenze, alla politica e quindi a qualsiasi cosa che potesse dimostrare una tesi contraria. Questa situazione rimase in una posizione di stallo fino alla prima guerra mondiale, momento particolare in quanto gli uomini erano richiesti al fronte mentre le fabbriche gli richiedevano al lavoro. Per evitare quindi una crisi economica non indifferente in tempo di guerra, le fabbriche stesse decisero di fare una cosa mai fatta prima: cominciarono ad assumere le donne. Inutile dire che alla fine della guerra, con la situazione che andava man mano “rinormalizzandosi”, con le fabbriche che ricominciavano a licenziarle nuovamente, e con queste che avevano avuto un assaggio dei diritti fino a quel momento negategli, le manifestazioni furono molteplici e portarono all’ancora oggi presente società sicuramente patriarcale ma con alcuni diritti riconosciuti. Il cambiamento è però visibile ed immediato, anche se non è altro che un buco di luce nella scatola di catene che gli uomini si sono autoimposti nel corso dei millenni. Diciamo che solo un occhio abituato alla luce del giorno può capire il terrore che generano le tenebre.
Personalmente credo che ci stiamo avvicinando all’inizio di una nuova epoca, sia dal punto di vista tecnologico che culturale, ma proprio non riesco a comprendere coloro che ancora non riescono ad abbandonare la propria arroganza e mania di controllo. Sfortunatamente temo che la tecnologia sia qualche centinaio di anni in anticipo rispetto alla mente della maggior parte degli esseri umani, rimasti a cacciare cervi e a guardarsi le spalle da belve feroci cercando di comunicare in una lingua ormai dimenticata in un’epoca che guarda al futuro correndogli incontro. Com’è possibile che mentre un uomo guarda la terra girandole attorno nel vuoto dello spazio, noi stiamo ancora lottando per far capire che la mentalità creatasi nella preistoria “potrebbe” esser stata superata?